Posts written by mara2054

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    Guida ai led per illuminazione



    COSA SONO I LED

    Il Led è un componente elettronico che , al passaggio di una minima corrente , emette una luce priva di infrarossi ed ultravioletti, ( ecco perchè non attira la maggior parte delle specie di insetti, sensibili agli ultavioletti ), accendendosi immediatamente.

    La tecnologia LED (Light-Emitting Diodes) rappresenta l'evoluzione dell'illuminazione allo stato solido, in cui la generazione della luce è ottenuta mediante semiconduttori anziché utilizzando un filamento o un gas. L'illuminazione LED è più efficiente dal punto di vista energetico, ha una durata maggiore ed è più sostenibile. Inoltre consente innovative e creative soluzioni di utilizzo che integrano la luce nelle nostre case, nelle automobili, nei negozi e nelle città.

    Fino alla seconda metà degli anni '90 i LED erano concepiti solamente per la segnalazione e l'isolamento dei segnali. Con il tempo si capì che l'utilizzo dei LED poteva andare oltre: In effetti potevano essere usati per l'illuminazione.

    Alcuni dei principali produttori di LED di potenza di alta gamma sono: Seoul Semiconductor, Nichia, Cree, Osram Opto Semiconductor, Philips (Luxeon)...

    Dalla evoluzione del componente (è recente infatti la nascita del Led bianco nato dalla fusione delle polveri del Led Blu, del Led Rosso e del Led Verde) si è giunti ad ottenere un'alta efficienza nella luminosità, riuscendo così ad illuminare, con bassa potenza impegnata, ambienti industriali e civili. I LED sono destinati, nel tempo, a sostituire via via le lampade tradizionali ad incandescenza e le lampade a fluorescenza.

    I LED sono molto versatili e possono essere accesi e regolati con relativa facilità, si adattano grazie alle ridotte dimensioni, e alle diverse tecnologie, ad illuminare zone e luoghi ove con tecnologie tradizionali non sarebbe fattibile.



    --- TUTTI I VANTAGGI DEL LED ---

    RISPARMIO ENERGETICO

    Confrontato con fonti di illuminazione tradizionali il risparmio ottenuto utilizzando l'illuminazione a LED è di circa il 93% rispetto alle lampade ad Incandescenza - 90% rispetto alle lampada Alogene - 70% rispetto alle lampade a Ioduri metallici - 66% rispetto alle lampade Fluorescenti.

    Nel peggior confronto possibile, ossia con le lampade a scarica (quelle usate per le illuminazioni pubbliche e negli impianti sportivi), il rapporto e di circa 1/3. In pratica a fronte di un consumo ipotetico di 30W, a parità di illuminazione, il led consumerà solo 10W. Confrontato con le lampade a filamento il rapporto sale a 1/10, ossia a fronte di un consumo ipotetico di 100W il led consumerà solo 10W.

    Il vantaggio è immenso specialmente dove l’illuminazione è senza soluzione di continuità (es. gallerie, ospedali, sottopassi, ecc…), con notevole riduzione dei costi di esercizio e gestione.

    Facciamo un piccolo esempio di una famiglia con un consumo medio annuo di 5000kWh, di cui 1500kWh utilizzati per l' illuminazione (considerando lampade ad incandescenza ). Il risparmio può arrivare a circa 1350kWh, consentendo da subito un risparmio sulla bolletta ed il rientro nelle fasce di prezzo più vantaggiose.

    DURATA

    I LED mantengono il 70% dell’emissione luminosa iniziale ancora dopo 50.000 ore, secondo gli

    standard EN50107. Con ciò non è detto che bisogna necessariamente sostituirli dopo tale periodo, se tale riduzione non crea eccessivi fastidi si possono tranquillamente utilizzare fino alla completa perdita di luminosità, stimata in 100.000 ore.

    Confrontando la durata dei led rispetto alle lampade tradizionali notiamo che:

    La vita media di una lampadina a filamento e di circa 1000/1500 ore - di una lampada a scarica è di 4.000 ore circa – di una lampada fluorescente è di 6.000 ore.

    E' inutile dire che la differenza è abissale, considerando 8 ore di funzionamento medio giornaliero per tutto l’anno, una lampada a led durerà circa 17 Anni.

    Considerando le durate dette prima, nei 17 anni di durata dei led quante lampade tradizionali avremmo dovuto sostituire ? (già questo ci ripaga totalmente dell' acquisto).

    ALTA EFFICIENZA LUMINOSA

    L'efficienza luminosa di una sorgente di luce è il rapporto tra il flusso luminoso e la potenza in ingresso. Dimensionalmente è espressa in lumen/watt.

    Il flusso luminoso è definito in base alla percezione soggettiva dell'occhio umano medio e corrisponde ad una particolare curva all'interno dello spettro della luce visibile. Una lampadina emette radiazioni anche al di fuori della banda visibile, in genere nell'infrarosso e nell'ultravioletto, che non contribuiscono alla sensazione di luminosità. Una lampada ha una maggiore efficienza luminosa quanto più è in grado di emettere uno spettro adatto alla percezione umana.

    Attualmente i led hanno un efficienza luminosa fino a 120 lm/W, rispetto ai:

    13 lm/W delle lampade ad incandescenza - 16 lm/W per le alogene - 50 lm/W per le fluorescenti.

    NON INQUINA E NON CONTIENE SOSTANZE PERICOLOSE

    Il led contiene polvere di silicio, non contiene gas nocivi alla salute e non ha sostanze tossiche, a differenza delle fluorescenti e delle lampade a scarica (alogenuri metallici e vapori di sodio).

    Totale assenza di inquinamento luminoso; il led brilla, ma non satura l'ambiente.

    Zero sono le emissioni di raggi U.V. che in via generale sono dannosi per l’uomo per lunghe esposizioni nel tempo.

    Zero sono anche le emissioni di raggi I.R., dannosi per gli occhi per esposizioni dirette.

    Tali emissioni sono molto dannose anche per il commercio del tessile e del pellame, materiali questi molto sensibili ai raggi U.V. Perdita di brillantezza dei colori e sclerotizzazione dei materiali, in particolare quelli naturali e quindi più pregiati, sono spesso l'inevitabile conseguenza di una lunga esposizione alla luce artificiale: un motivo in più per utilizzare i Led nell'illuminazione dei locali commerciali.

    I LED NON EMETTONO LUCE CALDA.

    I LED generano calore, ma lo trattengono al loro interno, difatti l' involucro è in grado di controllare il calore generato e di smaltirlo verso dissipatori esterni.

    La potenza usata viene così impiegata al meglio per l'illuminazione, ottimizzando l'efficienza.

    La temperatura media raramente è superiore a 50°.

    I led possono quindi essere installati a contatto con legno, plastica, e tutti quei materiali che temono l'eccessivo calore.

    Notevole può rivelarsi il risparmio nel climatizzare un ambiente molto illuminato: Infatti una lampada ad incandescenza o alogena produce una notevole quantità di calore disperso nell' ambiente e normalmente, quando si eseguono dei calcoli per la progettazione di un impianto di climatizzazione, viene considerata come una fonte di calore da abbattere di circa 75 W. L'equivalente fonte di luce, ma a LED, viene valutata con margine ridondante a circa 15 W .

    Di conseguenza la potenza da utilizzare per il raffreddamento dell' ambiente, ed il relativo costo, saranno notevolmente ridotti.

    ASSENZA DI MANUTENZIONE:

    I costi di manutenzione degli apparati di illuminazione a LED sono stimati nell’ordine di un centesimo rispetto agli impianti al sodio attualmente in uso, quindi praticamente NULLI.

    COMPATIBILITA' CON TUTTI GLI ATTACHI

    Le tipologie di led in commercio sono compatibili con dimensioni / attacchi / tensioni di alimentazione esistenti: basta svitare ed avvitare, sfilare ed infilare al posto delle altre lampade!

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    ECCELLENTE RESA CROMATICA

    L'indice di resa cromatica generale Ra, o Color Rendering Index (CRI), ci dice in che modo una sorgente è in grado di riprodurre il colore di un oggetto da essa illuminato. Illuminando un oggetto colorato (rosso per esempio) con due sorgenti diverse, caratterizzate da Ra differente, si può notare come il colore apparirà leggermente differente a seconda della sorgente che lo illumina.

    In genere i LED bianchi hanno un indice di resa del colore di 60-70, sia a 3200K che a 5500K.

    I Warm White hanno un indice di resa del colore di 90+, simile a quello delle lampade a incandescenza, con un rendering colorimetrico eccellente.



    --- TERMINI TECNICI E LORO SIGNIFICATO ---

    TONALITA' DELLA LUCE (temperatura di colore)

    Temperatura di colore è un termine usato in illuminotecnica per quantificare la tonalità della luce, che si misura in gradi kelvin.

    Lo spettro luminoso emesso da un corpo nero presenta un picco di emissione determinato, in base alla legge di Wien, esclusivamente dalla sua temperatura. Una sorgente reale differisce da un corpo nero ideale ma l'analogia rimane valida. Pertanto, si definisce temperatura di colore di una certa radiazione luminosa, la temperatura che dovrebbe avere un corpo nero affinché la radiazione luminosa emessa da quest'ultimo appaia cromaticamente più vicina possibile alla radiazione considerata.

    Una temperatura bassa (sempre però nell'incandescenza, intorno ai 2000 K) corrisponde ad un colore giallo-arancio. Scendendo si passa al rosso ed all'infrarosso, non più visibile, mentre salendo di temperatura la luce si fa dapprima più bianca, quindi azzurra, violetta ed ultravioletta. Quando comunemente si dice che una luce è calda, in realtà questa corrisponde ad una temperatura di colore bassa, viceversa un temperatura maggiore produce una luce definita comunemente fredda. Tale definizione ha una motivazione puramente psicologica, poiché la nostra mente tende ad associare a colori come il rosso o il giallo-arancio l'idea di caldo ed a colori come il bianco o l'azzurro l'idea di freddo.

    Se il colore dominante della luce tende al rosso si dice che la luce emessa ha una tonalita' calda (Warm).

    Se il colore dominante della luce tende al blu si dice che la luce emessa ha una tonalita' fredda (Cool).

    Scendendo si passa al rosso ed all'infrarosso, non piu' visibile. Salendo di temperatura la luce si fa prima piu' bianca, quindi azzurra, violetta ed ultravioletta.

    SCALA TEMPERATURA DI COLORE

    connettori_led_small

    Definizione delle temperature di colore maggiormente utilizzate dai LED in illuminotecnica.

    bianco caldo tra i 3000 e i 3500 K,

    bianco neutro tra i 3500 e i 4500 K,

    bianco freddo tra i 4500 e i 7000 K.

    Il grande vantaggio dei LED è la possibilità di avere svariate tonalità, da 2800K a 7000K, quindi in grado di soddisfare qualsiasi esigenza di luce.

    Il LUX

    Il lux (simbolo lx) è l'unità di misura per l'illuminamento del Sistema Internazionale. Un lux è pari a un lumen fratto un metro quadrato.

    Alcuni dati di illuminamento per dare un'idea di quanto vale un lux:

    La luce del Sole mediamente varia tra i 32000 lx (32 klx) e i 100000 lx (100 klx);

    I riflettori degli studi televisivi producono circa 1000 lx (1 klx);

    In un ufficio luminoso si hanno circa 400 lx;

    In un ufficio illuminato secondo l'attuale normativa europea (Uni En 12464) vi sono 500 lx

    La luce della Luna è pari a circa 1 lx;

    La luce di una stella luminosa è soltanto 0,00005 lx (50 µlx).

    Il LUMEN

    Il lumen, in sigla lm, è l'unità di misura del flusso luminoso.

    Equivale al flusso luminoso rilevabile in un angolo solido di 1 steradiante (unità di misura per l' angolo solido, corrispondente tridimensionale del radiante) emesso da una sorgente isotropica (sorgente irradiante a 360°) con intensità luminosa di 1 candela. Ne discende che la stessa sorgente isotropica con intensità luminosa di 1 candela emette un flusso luminoso totale di 4π lumen.

    DIFFERENZA TRA LUX E LUMEN

    Lux e lumen sono due diverse misure del flusso luminoso, ma mentre il lumen è una misura della "quantità di luce" su una porzione di sfera (incentrata sulla sorgente), il lux è una misura relativa all'area piana tangente la porzione sferica. 1 lumen su un'area di 1 m2 corrisponde ad 1 lux, mentre lo stesso lumen concentrato in 1 cm2 corrisponde a 10000 lux.

    ANGOLO LUCE ( angolo di emissione )

    Led_angolo

    Un'altra caratteristica da tenere in considerazione quando si acquista una lampada a led è l' angolo di emissione che si riferisce a come è diffusa l'emissione luminosa.

    Questo angolo viene determinato misurando l'angolo diretto in asse e l'angolo in cui la luminosità si riduce al 50%, e moltiplicando il valore della differenza tra i due angoli x2.

    La scelta dell'angolo di emissione luminosa influisce sul risultato dell'intensità luminosa finale. A parità di intensità effettiva del LED, maggiore è l'angolo di emissione e meglio si distribuisce la luce emessa, ma per contro peggiora l'intensità luminosa.

    Nei Power LED di frequente si utilizzano delle lenti appositamente progettate con il fine di concentrare il fascio luminoso così da aumentarne considerevolmente l'intensità luminosa.

    ;)
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    La bobina mobile di un altoparlante.


    bobina


    Una tipica bobina è costituita da due o quattro strati di filo di rame o alluminio isolato. Il rame ha una densità più alta ed una resistenza elettrica più bassa, cosi che per bobine d'uguale dimensione e resistenza elettrica, quella in rame ha più spire ed una maggiore induttanza. In generale il rame risulta più adatto, ma dove è importante la risposta in alta frequenza è preferibile usare l'alluminio per la sua massa inferiore e per la sua minore induttanza. Per eliminare alcune delle difficoltà costruttive con l'alluminio, si può usare alluminio ricoperto di rame (con un trattamento a caldo) unendo così la robustezza e leggerezza di questo materiale alle migliori caratteristiche elettriche del rame. Un altro fattore che può ridurre ulteriormente l'efficienza degli altoparlanti, già di per sè molto bassa, è l'aumento della temperatura della bobina, che causa un conseguente aumento della resistenza (circa lo 0,4% /C°). Diversi sono i metodi adottati per aiutare la dissipazione del calore accumulato dalla bobina: l'utilizzo di ferro fluido all'interno del gap del magnete, i magneti ventilati (ad esempio il brevetto Super Vented Gap della JBL). Abbiamo visto come una diminuzione della massa della bobina può aumentare l'efficienza del sistema ed un'alternativa all'utilizzo di diversi materiali consiste nell'utilizzare differenti sezioni di filo, aumentando quindi il fattore di "impaccamento" degli avvolgimenti (si noti che in questo modo si può arrivare ad un aumento di efficienza di 2 dB). Il "voice coil" è generalmente di sezione cilindrica e può essere composto da diversi materiali; anche in questo caso fattori determinanti sono la robustezza del materiale e la sua capacità di resistere al calore sviluppato dalla bobina senza subire deformazioni termiche che ne alterino le caratteristiche elettromeccano-acustiche.


    corpo

    Edited by mara2054 - 9/3/2013, 13:16
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    Ecco come eseguire il Jailbreak iOS 6.1

    Con evasi0n-1.0
    Lo trovate in rete

    Guida per immagini.


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    Buona navigazione.

    Mariano :P

    Edited by mara2054 - 5/2/2013, 18:54
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    Hard reset Samsung Galaxy Next Turbo GT-S5570I

    Spegni il telefono,ovvero,rimuovi la batteria,premi volume su,home,e accensione insieme..quando compare la schermata galaxy next turbo rilascia il tasto accensione e ti apparirà la recovery mode scendi coi tasti volume fino a wipe data/factory reset e conferma con home,poi scendi fino a yes-delete all users e conferma con home. Dopo fai reboot system now.

    Hard Reset Samsung S5830 Galaxy ACE


    Spegni il telefono,ovvero,rimuovi la batteria,premi volume su,home,e accensione insieme..quando compare la schermata Galaxy ACE rilascia il tasto accensione e dopo 1 secondo il tasto Home, ti apparirà recovery mode scendi coi tasti volume fino a wipe data/factory reset e conferma con home, poi scendi fino a yes-delete all users e conferma con home. Dopo fai reboot system now.

    :D
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    Installare Z3X box videoguida


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    Rischi derivanti da esposizione a saldature di metalli.

    I rischi connessi alla operazione di saldatura possono essere classificati come rischi da agenti fisici (radiazioni, calore, elettricità, rumore) o rischi legati all’inalazione dei fumi, vapori e gas che si liberano durante il processo tecnologico a causa delle elevate temperature.
    Il difettoso isolamento dei cavi elettrici e l’operazione di cambio degli elettrodi possono esporre l’operaio ad elettrocuzione. L’operatore è sottoposto al calore proveniente dal materiale metallico fuso ed al pericolo derivante dalla proiezione di particelle incandescenti che provocano ustioni; non è trascurabile nella saldatura ossiacetilenica il pericolo di esplosioni dovute alla presenza di gas incombusti.
    È segnalato il rischio da rumore nella saldatura al plasma.
    Costante il pericolo di radiazioni da raggi infrarossi nella saldatura ossiacetilenica e da raggi ultravioletti, oltre agli infrarossi, in tutte le saldature ad arco. La decomposizione di sgrassanti, lubrificanti e vernici presenti sui pezzi da saldare (importante norma preventiva è che i pezzi da saldare siano perfettamente puliti) può dare origine a monossido di carbonio e ammoniaca (lubrificanti), fosgene (idrocarburi clorurati), fumi di piombo, cromo e zinco (dalle vernici antiruggine, febbre da fumi metallici).
    I gas che si sviluppano nelle operazioni di saldatura provengono dalla combustione dell’acetilene, dai rivestimenti degli elettrodi e dalle modificazioni che si verificano a carico dell’ossigeno e dell’azoto atmosferico durante il processo. Determinanti per il rischio respiratorio degli addetti alle operazioni di saldatura (polmone del saldatore) sono gli ossidi di azoto, che si formano per ossidazione dell’azoto atmosferico e di cui il principale è il perossido di azoto (NO2), e l’ozono, che si forma per azione dei raggi ultravioletti sull’ossigeno atmosferico. Lo sviluppo di questo gas irritante è in rapporto preciso con l’intensità della corrente di saldatura. La formazione di monossido di carbonio è maggiore nella saldatura MAG al CO2. Le operazioni di saldatura in ambienti ristretti (cisterne, stive delle navi ecc.) senza adeguata ventilazione possono comportare il rischio di intossicazione acuta da questi gas.
    I fumi di saldatura sono costituiti da vapori metallici che si liberano dalla zona di fusione; la presenza di fumi è più elevata nella saldatura ad arco elettrico. I fumi sono composti in prevalenza da ferro e suoi ossidi (fino all’80% in peso sul totale) in caso di saldatura di acciai comuni, ma contengono anche notevoli quantità di cromo, nichel e manganese se si opera su acciai speciali. Dai rivestimenti degli elettrodi si sviluppano fumi di biossido di silicio amorfo, e silicati, biossido di titanio e fluoruri (elettrodi basici). Nella saldatura TIG dell’alluminio sia sviluppano notevoli quantità di ossidi di questo metallo.

    Buon Lavoro ;)
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    Hard Reset su Galaxi Samsung Android

    In questo topic cercheremo di chiarire definitivamente il discorso legato ai wipe, hard reset e altri termini simili che vengono usati dalla maggior parte degli utenti di un Samsung Galaxy, spesso in maniera quasi inconsapevole e confusa, senza neanche capirne il vero singnificato.

    Iniziamo con una cosa da sapere:
    Quando si parla di fare un hard reset, fare un wipe , formattare il telefono o effettuare un ripristino di fabbrica ci si riferisce sempre alla stessa identica cosa.


    Solitamente il termine più corretto e utilizzato nel mondo dei telefoni è quello di hard reset o factory reset.
    Questa non è altro che una procedura in grado di riportare un dispositivo alle impostazioni di fabbrica iniziali, cancellando quindi tutte le impostazioni del sistema, i programmi installati dall'utente e i dati dei vari database quali sms, email, note ecc… escluso ciò che si trova memorizzato sulla memoria esterna, quale microSD.

    I motivi che possono spingere ad effettuare il ripristino di fabbrica sono diversi: ritornare ad una situazione iniziale completamente pulita, risolvere alcuni problemi legati alla stabilità del sistema operativo, eliminare completamente tutti i propri dati personali prima di cedere ad altri il nostro telefono e tanti altri ancora.

    Ovviamente l'utente si ritroverà sempre l'ultimo firmware installato e non quello avuto in fase di acquisto. Per ripristinare anche la versione originaria del firmware è necesario usare solo il tool odin.



    Sono vari i metodi che consentono di fare un Hard Reset del proprio Galaxy, ovviamente tutti equivalenti:

    Hard reset Galaxy: ripristino dati di fabbrica
    Hard reset Galaxy: wipe data e wipe cache da recovery android
    Hard reset: formattare il Galaxy mediante codice Samsung

    Ma cosa comporta nel dettaglio l'hard reset? Non ci dilungheremo in eccessivi tecnicismi, ma vogliamo cercare di spiegare cosa avviene esattamente quando l'utente effettua questo tipo di procedura.

    Anche se può essere avviata direttamente a telefono acceso, si tratta comunque di un'operazione a basso livello e per questo motivo viene completata dal sistema solo una volta che il telefono si è riavviato in recovery mode (operazione fatta in maniera automatica dalla procedura stessa).
    Una volta che il telefono è entrato nella recovery stock di android (o in quella modificata se si è installato un kernel moddato) provvederà a ripristinare allo stato iniziale le seguenti aree del sistema operativo:

    - /data
    - /dbdata
    - deleting meta data
    - /cache

    I programmi installati dall'utente si trovano proprio all'interno della cartella /data, esattamente in /data/app, ma ne troviamo anche tantissime altre dove vengono conservate tutte le varie impostazioni e personalizzazioni.

    Se non si vogliono perdere completamente i propri dati il backup diventa quindi d'obbligo.

    Non sempre però l'hard reset riesce ad azzerare veramente tutto. E questo accade quando si è effettuato il root o installato una rom cucinata che aggiungono informazioni in cartelle diverse da quelle sopra elencate. In questo caso per ritornare veramente allo stato iniziale è indispensabile reinstallare nuovamente il firmware con odin.

    Come avrete notato la memoria interna (/sdcard) e l'eventuale micro sd esterna non vengono toccate. Per formattare queste aree occorre farlo manualmente andando in impostazioni > memoria.


    Per completare l'argomento vediamo anche cosa si intende per aggiornamenti WIPE e NO-WIPE, altri termini usati spesso senza comprenderne il significato.
    In pratica un aggiornamento NO WIPE è un'aggiornamento che lascia intatte tutte le informazioni relative all'utente, quindi le aree /data, /dbdata ecc… viste prima, mentre al contrario una installazione WIPE comporta anche un reset del dispositivo.

    Tutti gli aggiornamenti effettuati tramite KIES o tramite tool Odin con il singolo pacchetto PDA sono da considerarsi NO WIPE.
    Ma come raccomandiamo sempre il backup è bene farlo comunque.

    Per quanto riguarda le rom cucinate occorre informarsi preventivamente prima dell'installazione. Non esiste qui una regola fissa, lo sviluppatore potrebbe infatti avere previsto degli script che resettino il contenuto dell'intero dispositivo.

    ;)

    hard reset Galaxy Tab 7.0

    Un hard reset azzera il Samsung Galaxy Tab torna alle impostazioni di fabbrica. Si potrebbe eseguire questa procedura se si desidera che il dispositivo disposto a vendere o restituire al negozio, ma è possibile anche eseguire un hard reset in caso di problemi con il dispositivo che non riesco a risolvere con qualsiasi altro metodo.

    Nota: questa procedura dati chiari dal dispositivo. Dati della carta di SD, come le tue foto e la musica non vengono cancellati a meno che non si sceglie di formattare la scheda SD.

    1. Con il dispositivo spento, premere e tenere premuto Volume Su e Power.

    2. Rilasciare il pulsante di accensione quando si vede il logo Samsung, ma continuare a tenere premuto Volume su fino a quando la schermata di ripristino.

    3. Utilizzare i pulsanti del volume per navigare nel menu e selezionare wipe data / reset di fabbrica. Premere Home per scegliere la selezione.

    4. Premere Volume Up continuare.

    Il Galaxy Tab dovrebbe quindi passare attraverso il processo di reset hardware.

    Se si ha accesso al sistema operativo, è possibile eseguire un reset hardware in Impostazioni.

    1. Aprite l'applicazione Impostazioni.

    2. Seleziona Privacy.

    3. Scegliere Ripristino dati di fabbrica.

    ;)

    Edited by mara2054 - 21/3/2013, 15:18
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    Cancellare i file temporenei di Windows Update e di Windows XP
    Questa guida ha lo scopo di liberare spazio sprecato dai files degli aggiornamenti di Windows Update e dal sistema operativo.

    La guida è valida solo per Windows XP.

    Prima di iniziare, dovete attivare la visualizzazione dei files e cartelle nascoste, andando sulle proprietà delle cartelle e flaggare tale opzione.


    Visualizzando la cartella C:\Windows, notiamo che ci sono tantissime cartelle che iniziano con $NtUninstall e sono anche di colore blu queste le potete cancellare tutte dalla prima all'ultima, chi non l'ha mai fatto potrebbero essere anche più di un centinaio... In queste cartelle sono contenuti i file di backup che i vari aggiornamenti hanno messo da parte.

    Sempre su C:\Windows notiamo la cartella $hf_mig$, questa anche la potete cancellare... In queste cartelle sono contenuti i files estratti dai vari aggiornamenti, che vengono importati dal sistema operativo al successivo riavvio, dopo l'esecuzione degli aggiornamenti, ma solo al primo riavvio.

    Sempre su C:\Windows, se avete installato internet explorer 7 o 8, notiamo rispettivamente le cartelle ie7, ie7updates, e/o ie8, ie8updates... In queste cartelle sono contenuti il backup di internet explorer precedente ed i vari aggiornamenti dell'attuale internet explorer, quindi se avevate i6 ed adesso ie7 e vi trovate bene, o avevate ie7 ed adesso ie8 e vi trovate bene, potete cancellare tutte queste cartelle, ma così facendo non potete più tornare ad una versione precedente.

    Visualizzando la cartella C:\WINDOWS\Installer, notiamo $PatchCache$, dentro questa cartella sono contenuti i vari files di backup di Office, di programmi Adobe, ed eventualmente altri... la potete cancellare tranquillamente la cartella $PatchCache$.

    Visualizzando C:\WINDOWS\SoftwareDistribution\Download notiamo tante cartelle e tanti files con nomi esadecimali... I files sono direttamente gli archivi compressi dei vari aggiornamenti di Windows Update, infatti si possono aprire anche con WinRAR (se volete darci una occhiata), mentre nelle cartelle sono contenuti i files estratti da questi archivi, tutto il contenuto della cartella Download la potete cancellare tranquillamente.

    Visualizzando la cartella C:\WINDOWS\system32\ReinstallBackups notiamo varie cartelle, qui sono salvate le copie di backup dei driver messi da parte, quando installate nuove versioni dei driver delle vostre periferiche... Se funziona tutto correttamente, le potete cancellare tutte.

    Per terminare visualizzando la cartella C:\Documents and Settings\<nome utente>\Impostazioni locali\Temp sono archiviati purtroppo anche migliaia di files temporanei che i programmi lasciano, soprattutto le installazioni di programmi... Li potete cancellare tutti, c'è da notare però che alcuni files non li potete cancellare perché in uso dai programmi attualmente aperti nel proprio computer... Quindi dovete andare a tentativi, a gruppetti, o come volete, fino a cancellarli tutti e lasciare solo quelli che non si possono cancellare.

    Spero di avervi fatto liberare qualche GB di spazio.

    MM :)
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    Devi fare l'aggiornamento del firmware e va benissmo.

    Ciao e buon 2013
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    Eludere il blocco intelligente Samsung

    Fare entrare in modalita' recovery.
    Effettuare un wipe (tenere premuti contemporaneamente i tasti,volume up, tasto home e tasto ON) scendere col cursore fino a wipe fata factory reset confermare con home, scendere fino a yes- delete all user data tasto home, poi reboot system now, il terminale si riavvierà con blocco inserito ma con tracciatura nulla.

    Buona navigazione.

    :P

    _Special_Price_NEW_GENUINE_Samsung_Galaxy_Note_2_N7100_UNLOCKED_DROPSHIP_WHOLESALE_SMARTPHONES

    Edited by mara2054 - 5/1/2013, 22:34
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    LE INDUTTANZE IN ELETTROACUSTICA


    induttori

    In costruzione

    Edited by mara2054 - 17/8/2014, 15:11
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    SUBWOOFER E COMPANION

    ALCUNE RIFLESSIONI:

    1 . Più potenza uguale più uscita
    Spesso volta che vedi questa convinzione soprattutto in car audio dove i clienti chiedono se qualche particolare woofer può richiedere qualche particolare quantità di energia come se questo porterà a qualche parzialmente quantità elevata di SPL . La verità è che anche una piccola quantità costante di alimentazione si finisce per superare la capacità di raffreddamento per un lungo periodo di tempo . Ci sono probabilmente presenti woofer che può anche assumere 1.000 watt RMS per oltre una settimana se non addirittura passato un giorno. Ma la maggior parte woofer che possono prendere e più nel periodo di pochi secondi fino a qualche minuto .

    Come woofer raggiunge i suoi limiti di potenza , a meno che si verifica un errore , non diventerà un punto in cui la resistenza della bobina aumenta più velocemente del potere entrare nel driver. Questo concetto si chiama power compression e implica che il potere più si mette nel driver , meno output uscire . Per questo motivo è spesso preferibile scegliere un driver con maggiore sensibilità piuttosto che uno che richiede più potenza se tutto è altrimenti uguali.

    2 . Più xmax significa più SPL.
    Subwoofer davvero possono essere suddivisi in due categorie : piloti controllati Massa e compliance drivers controllata. Controllata massa tende hanno un basso xmax e alta sensibilità . Questi tendono ad essere incisivi e molto forte e per lo più utilizzato in concerti dal vivo per il rinforzo del suono o anche gare di auto SPL . Compliance subwoofer che tendono ad essere la maggioranza dei casa e car audio subwoofer controllato . Hanno elevata xmax , più peso , minore sensibilità , ma più SPL nello spettro di frequenza inferiore . Qualsiasi woofer in queste categorie può svolgere bene o poveri ma dipende in larga misura dalla larghezza di banda richiesta . Utilizzando un basso woofer xmax per il contenuto subsonico probabilmente non è ideale e non solo provoca distorsioni , ma non sarà efficace . Allo stesso modo con una bassa sensibilità di guida alta xmax per frequenze superiori non sta per essere molto efficace . In verità, non esiste una soluzione di arresto e la maggior parte dei driver può sovrapporsi queste aree con buoni risultati .

    Quindi sì , più xmax significa più SPL ma solo per le frequenze più basse dove il potere non è il limite . In generale , durante le frequenze più basse , il pilota tende a corto di tiro utile ( oltre Xmax ) prima che si verifichi alta compressione termica . 0 - 40Hz è principalmente meccanico , 40-60 è tra) 60 e fino sta per essere limitato termicamente quasi esclusivamente per la maggior parte dei subwoofer . Sorprendentemente , anche i più grandi piloti con elevata xmax e grandi bobine possono essere toccato il fondo o eseguire passato uno stato meccanico sicuro con solo poche centinaia di watt se le frequenze sono sufficientemente bassi . Senza un ( subsonico ) il filtro , o in un sistema a bassa sintonizzati passa-alto , toccare il fondo o la rottura di un driver potrebbe essere una possibilità molto reale senza un'attenta modellazione e sperimentazione .

    3 . I subwoofer sono veloce / lento
    Spesso le persone fanno l'errore che la qualità del suono è infatti legato alla woofer rapidità , ma in realtà rapidità del woofer è esattamente legati alla SPL . Il più veloce il conducente , maggiore è la SPL . Ci sono due modi per modificare la velocità di un woofer . 1 . Abbassare la frequenza dell'ingresso sua riproduzione o 2 . aumentare il volume . Sembra sciocco , ma il suo vero . Ci sono molti altri fattori che vanno a fare un subwoofer suono veloce o lenta ( rimbombante o stretto ), ma che divulga nella progettazione del sistema . Quello che è importante su questo mito è che la velocità è un concetto inadeguato di qualità del suono .

    4 . Subwoofer possono mancare le note
    Se il subwoofer suona come potrebbe mancare notato che potrebbe essere un segno che la sua sia in una scatola troppo piccola o sintonizzati per una risposta non lineare in un sistema bass reflex o ther risposta camera / auto è la creazione di una vetta o nulla che sta interessando l'output in un importante campo di frequecny . Buoni sistemi subwoofer giocheranno tutti i tipi di musica o di film su molto bene. Un sistema subwoofer cattivo può avere un nullo o picco nella risposta in frequenza che può beneficiare del materiale sugli altri ma in sostanza questo comportamento non lineare nel dominio della frequenza non è sempre ideale . E 'vero che i film hanno un contenuto più bassa frequenza e basso più dinamico forse della musica , ma un buon sistema può essere utilizzato per film o musica allo stesso modo.

    E ' anche vero che si tende a essere più importante per enfasi frequenze subsoniche in ambiente home theater contro l'ambiente musicale in cui c'è semplicemente meno enfasi su materiale impercettibile subsonico . Come un compromesso , è possibile allineare un sistema per essere più efficiente di sopra 30Hz o giù di lì . Questo commercio si riduce al largo della larghezza di banda , ma aumenta la SPL . Attenta considerazione dovrebbe essere presa per assicurare una risposta lineare viene ancora mantenuto , se questo è l'obiettivo . E 'molto facile avere bassi peaky con alti driver BL in sistemi reflex di alta sintonizzati. Questo si avvicina al concetto di veicoli SPL di base . Tali sistemi non sono molto ideale per l'annuncio di materiale musicale di qualsiasi tipo. Se volete che il vostro sistema più forte , allora è meglio aggiungere un secondo pilota , più volume e più amplificazione, piuttosto che accordare maggiore . E ' importante capire che sempre più SPL senza compromessi non è mai molto a buon mercato .

    5 . La sensibilità non importa per subwoofer
    La sensibilità è molto importante per subwoofer . Non tutte le frequenze sono limitate dal xmax . In realtà la maggior parte delle frequenze basse per la musica sono davvero limitati dalla sensibilità piuttosto che lo spostamento del driver . Maggiore sensibilità significa più SPL e, infine, una migliore performance in particolare per l'uscita dei bassi superiore. Ci sono diversi standard per la sensibilità . SPL a 2,83 volt o SPL a un watt . La SPL a un watt è il numero più appropriato per una quantità fissa di energia, mentre 2.83 volt è la piccola standard di risposta singola frequenza. Anche sensibilità è una funzione di , in parte , l'area del cono di guida . E 'anche un errore comune ritenere che, per esempio, un 12 " ha un 12" cono. In verità, essi sono più spesso di meno di 10 ". Hai bisogno di leggere le manifatture ' paragoni specifica sd area del cono .

    6 . Woofer più piccoli suonano meglio di woofer più grandi
    Uno dei più grandi miti su woofer è che 8 o di 10 sono " stretto " e "pulita" di 15 o 18 del di . Niente è davvero lontano dalla verità . Ciò che tende ad accadere è che i driver più piccole hanno , perché più bassa di Q produttori tendono a mettere grandi coni su motori più piccoli per aumentare la SPL e la sensibilità . Ebbene meno che il motore può compensare la maggiore massa deve spingere , poi i Qts non saranno uguali ai piloti più piccoli e la definitiva il conducente non può essere adatto per gli stessi tipi di allineamenti e potrebbe suonare troppo e compromettere l' percepita la qualità del suono . Detto questo , i conducenti alti Qts non sono meno "stretto" o " musicale" di driver e di smorzamento , è solo richiedono scatole più grandi e meno pressione interna per evitare squillare . Tutte le cose uguali, un ben progettato woofer da 18 " suonano più forte con una distorsione inferiore a un ben progettato 12" o 10 " woofer. Più grande è meglio , ma la sua quasi più costoso.

    7 . Materiale del cono influisce sul suono
    Per le basse frequenze , il cono su un subwoofer fa alcuna differenza nel suono di sorta , fine della storia .

    L'unico telecomando possibile incidere potrebbe avere è nel caso di un cono metallico o cono composito molto rigida che risuona ad una alte frequenze e ronzii . Tuttavia questa frequenza sarebbe intorno a 500 a 2000Hz e se non si gioca il subwoofer a quelle frequenze , non sarai mai sentire . . I coni di lavoro unico per spingere l'aria , non si rompono e idealmente non essere troppo pesante . Ma non cambiano il tono , intonazione o il suono di un subwoofer di sorta .

    8 . Grandi woofer richiedono grandi amplificatori
    Spesso volte i driver più grandi richiedono meno amplificazione, che è sorta l'idea . Il concetto che woofer più grandi hanno bisogno di più potere non è sempre vero e gioca in un grande malinteso comune nel car audio . Che cosa si dovrebbe prendere in considerazione è l'efficienza del subwoofer . Efficienza letteralmente dirvi quanto resa acustica avrete dato una discreta quantità di energia . Se il conducente è più grande , ha un motore più grande e ha una maggiore sensibilità , non c'è nessun mistero su di esso , si sta per ottenere più SPL con lo stesso amplificatore fornito l'impedenza è simile. La sensibilità è più facilmente raggiunto da una riduzione di peso di solito dal surround cono e bobina . La sensibilità è spesso un compromesso per xmax .

    Tuttavia ci sono molti piloti più grandi che non hanno alta sensibilità ultra . Un buon subwoofer audio pro può avere 6 a 10dB maggiore sensibilità su una elevata escursione car audio subwoofer media che li rende molto capace con un po ' di energia in meno , almeno per la loro gamma di frequenza che di solito è al di sopra 40Hz . Allo stesso modo , i driver SPL ironicamente non hanno bisogno di molta energia ! Lasciatemelo ripetere . I veri driver SPL ironicamente non hanno bisogno di molta energia ! Ecco perché sono utilizzati nella gamma di frequenza più elevata e in genere hanno un gran numero di sensibilità . Hanno bisogno di questo per ottenere l'escursione e, in definitiva SPL . Alta sensibilità e un sacco di potenza significa un sacco di SPL a condizione che il conducente è ancora abbastanza lineare e non si rompe . E ' importante conoscere il TSP del del driver si compra , altrimenti potrebbe essere il driver sbagliato per voi !

    9 . La risposta in frequenza è la risposta di efficienza .
    Questo è un presupposto comune , specialmente nel fare simulazioni . L'esempio più evidente può essere fatto teoricamente . Prendete qualsiasi woofer e raddoppiare il prodotto BL e confrontarlo con l'originale in un disegno della scatola sigillata simulato. Il conducente con il doppio della BL ha un vantaggio di 6 dB di sensibilità , ma sarà il ruolo fuori più rapidamente facendolo apparire per rendere meno bassi . Questo non è completamente vero , ma dimostra come la progettazione del sistema spesso richiede di andare oltre la scatola e woofer per raggiungere gli obiettivi SPL avete bisogno . Se il conducente ha molto alto prodotto BL avrà molto elevato smorzamento e impedenza . L'alta impedenza riduce la corrente dall'amplificatore sotto la stessa tensione ( guadagno) e mentre il conducente è estremamente efficiente , tira anche meno potenza dalla nostra fonte di tensione . Il pilota con più basso del prodotto BL tirerà più potenza dall'amplificatore e spostare più aria , ma con minore smorzamento .

    Per correggere questo problema Q partire dobbiamo porre EQ nel sistema per modellare la risposta e aumentare la tensione dell'amplificatore eventualmente tirare la stessa quantità di energia come prima . Se il conducente ha altezza ( Xmax ) poi si sposterà più aria rispetto al suo omologo inferiore BL con la stessa quantità di energia anche per frequenze estremamente basse . La lezione qui è non impegna la scatola + driver risposta in frequenza prima è l'ultima parola nella vostra performance come porta o filtri supplementari possono anche svolgere un ruolo altrettanto importante nella nostra risposta finale. I limiti reali sono potenza e cilindrata

    In fase di perfezionamento.

    Edited by mara2054 - 20/1/2014, 22:24
  13. .
    Interessante video della fabbricazione delle Bombole di Gas





    Edited by mara2054 - 10/12/2012, 13:43
  14. .
    Glossario della saldatura TIG

    Norme europee CE: Garantiscono la qualità della struttura, le caratteristiche chimiche e meccaniche e il livello di sicurezza.
    • La Direttiva 89/336 impone la limitazione delle emissioni di interferenze elettromagnetiche.
    • Le direttive sul basso voltaggio impongono norme di produzione, sicurezza e prestazioni.
    La norma EN 60974-1 stabilisce le capacità degli apparecchi secondo una corrente di saldatura emessa a un determinato ciclo di funzionamento.
    Ciclo di funzionamento: Viene così definita nella norma la durata in uso continuo di un apparecchio, sulla base di un tempo di 10 minuti a una temperatura di 40 °C. Un ciclo di funzionamento di 100 A al 60% significa che su un periodo di 10 minuti è possibile saldare in modo continuativo per 6 minuti, con una pausa di 4 minuti.
    Un ciclo di funzionamento di 100 A al 100% significa che la fonte è progettata per emettere 100 A in modo continuativo.
    Pre-gas: Viene usato per ripulire i tubi della torcia prima della saldatura per poter iniziare a saldare in un’atmosfera di gas protettivo.
    Fase di preriscaldamento: Consente di posizionarsi sul giunto e preriscaldare il metallo da saldare.
    Rampa di salita: Consente di raggiungere progressivamente il livello di corrente di saldatura.
    Rampa di discesa: Evita la formazione del cratere (cono di ritiro) alla fine del bagno quando si sospende la saldatura.
    Impostazione finale: Consente di far raffreddare più lentamente il bagno di saldatura , utile quando si salda in posizione.
    2T/4T: Scelta della modalità 2T/4T per maggiore comfort.
    Post-gas: Protegge il bagno di saldatura e l’elettrodo di tungsteno durante il raffreddamento.
    Bilanciamento: Consente l’utilizzo di corrente alternata (leghe leggere) per facilitare la pulizia o la penetrazione.
    Sistema pulsato: Evita il collasso del bagno di saldatura quando si saldano spessori sottili tramite fasatura temporale della corrente di saldatura tra un valore alto (tempo caldo) e un valore basso (tempo freddo).
    Innesco dell’arco HF: Sistema che permette un innesco a distanza dell’arco elettrico senza contatto tra l’elettrodo di tungsteno e la parte da saldare.
    Innesco dell’arco a striscio (lift) Sistema che richiede l’innesco dell’arco elettrico non appena la torcia viene sollevata una volta eseguito il contatto tra la parte e l’elettrodo di tungsteno. Questa modalità è particolarmente utile quando si lavora in ambienti sensibili alle interferenze ad alta frequenza.
    Onde quadre: Nella corrente alternata la forma quadra delle onde garantisce un’eccellente stabilità dell’arco evitandone l’interruzione quando la corrente cambia direzione.
    Classe di protezione IP: La prima cifra indica il diametro massimo di un oggetto in grado di penetrare nell’apparecchio e venire a contatto con una parte pericolosa. La seconda cifra indica il livello di protezione contro la caduta della pioggia. Esempio: IP 23 – il “2” indica che un oggetto con un diametro
    maggiore di 12,5 mm non può essere introdotto nell’apparecchio, mentre il “3” indica che non viene danneggiato dalla pioggia a un’angolazione di 60°.
  15. .
    ove e è la dilatazione lineare, a è il coefficiente di dilatazione termica e DT è l’aumento di temperatura subìto.
    Nel successivo raffreddamento, il comportamento varierà a seconda che si sia raggiunto o meno il limite di snervamento.
    Se la deformazione è stata contenuta nel solo campo elastico (punto P di figura 28), non si
    avranno tensioni residue, in quanto la tensione si annulla con la deformazione.

    immagini saldaturaimmagini saldatura


    Fig. 28 Deformazione solo elastica Fig. 29 Deformazione elasto-plastica

    Se invece la deformazione è stata anche plastica (e ciò succede facilmente in quanto la tensione limite di snervamento si abbassa notevolmente alle temperature raggiunte) col raffreddamento si ingenera uno stato di tensione positivo che permane nel pezzo.
    Con riferimento alla figura 29, sia P il punto rappresentativo della deformazione elasto-plastica subita dall’elemento della barretta. Dovrà essere:

    es + ep + a DT = 0. (6)

    ove es rappresenta la deformazione limite di snervamento a compressione, relativa alla temperatura del materiale in quel punto ed ep la componente plastica, che quindi vale:

    ep = -(es + a DT). (7)

    Quando DT si annulla, la componente es viene recuperata, mentre rimane quella plastica. Nell'ipotesi che i vincoli siano rigidi, la deformazione finale deve però essere nulla, per cui insorge una tensione positiva, tale da imporre una dilatazione contraria a ep:

    immagini saldatura (8)

    come indicato dal punto Q.
    Dal momento che il materiale è ormai freddo, la tensione di snervamento è tornata ai valori normali e la nuova dilatazione avviene in campo elastico.
    Il valore della tensione residua vale quindi:

    immagini saldatura (9)

    All'aumentare della temperatura subìta il valore della tensione residua diventa più alto, in quanto si verificano valori maggiori in modulo di ep.
    La tensione residua descritta è quella trasversale al giunto.
    Il ritiro longitudinale che subisce il cordone tende a tirare i pezzi saldati, come schematizzato nella figura 30 che si riferisce ad un giunto di testa.
    immagini saldatura
    Fig. 30 Deformazione dovuta alle tensioni residue longitudinali

    Le tensioni residue longitudinali che si generano nel pezzo sono di trazione nel cordone e nelle zone adiacenti, fortemente scaldate, mentre sono di compressione nelle fasce più distanti dal giunto. Il loro andamento, illustrato in figura 31, risulta uguale per ogni sezione trasversale. A causa del diverso orientamento rispetto alla distribuzione delle temperature, le tensioni longitudinali sono di norma più elevate di quelle trasversali.
    L'eliminazione delle tensioni residue, o almeno la loro attenuazione, si può conseguire sottoponendo i pezzi saldati a trattamenti termici di distensione. Si prescrivono in generale temperature comprese nell'intervallo di 600 – 650 °C avendo cura che i gradienti termici siano i più bassi possibili. Il principio su cui è basato il trattamento termico di distensione è l'abbassamento della tensione limite di snervamento che, alle temperature indicate, risulta intorno al 10% del valore a freddo. Ne consegue che le tensioni si rilassano per deformazione plastica fino al valore corrispondente alla tensione limite di snervamento a caldo.
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    Fig. 31 Distribuzione delle tensioni residue longitudinali.


    5. SALDATURE A RESISTENZA

    I procedimenti di saldature a resistenza sono stati introdotti all'inizio del secolo e si sono successivamente affermati per la loro semplicità e rapidità esecutiva. Oggi sono destinati quasi esclusivamente all'unione di lamiere o di piccoli pezzi, effettuando giunti rispettivamente a sovrapposizione o di testa.
    La sorgente termica che li caratterizza è costituita dal calore che si sviluppa per il passaggio, attraverso i pezzi da unire, di una corrente elettrica di elevata intensità, applicata mediante due elettrodi. La saldature si produce tra le superfici affacciate, in corrispondenza degli elettrodi, sotto gli effetti concomitanti del calore e della pressione esercitata dagli elettrodi stessi


    5.1 Procedimento
    La figura 32 mostra lo schema di principio del procedimento: due elettrodi contrapposti, di rame o sue leghe, comprimono le lamiere su aree ristrette, in modo da stabilire pressioni e densità di corrente elevate.
    immagini saldaturaimmagini saldatura





    Fig. 32 Schema della saldatura a resistenza

    Per la concentrazione del calore che si verifica al passaggio della corrente, si forma una goccia di metallo fuso, circondata dal metallo solido circostante, che una volta solidificata forma il punto di saldatura La pressione che viene applicata prima, durante e dopo il passaggio della corrente deve:
    stabilire decisi contatti localizzati tra le superfici in modo da evitare archi o scintille;
    stabilire i corretti valori delle resistenze durante il passaggio della corrente;
    effettuare un'azione di forgiatura nel giunto già formato.

    La saldatura avviene senza metallo d'apporto e senza necessità di flussi protettivi, può essere applicata a lamiere di piccolo spessore (inferiore al millimetro) ed è di facile esecuzione. I principali procedimenti di saldatura a resistenza sono quelli a punti, a rulli e a rilievi.



    5.2 La sorgente termica
    La quantità di calore che viene sviluppata in un conduttore di resistenza R percorso da una corrente I per un tempo t è data dalla legge di Joule:

    immagini saldatura (10)

    Nei procedimenti di saldatura in studio, la resistenza del circuito é molto bassa a causa della brevitá del percorso e della buona conducibilità dei metalli, di conseguenza per sviluppare in tempi adeguati la quantità di calore necessaria alla fusione della goccia, le intensità dì corrente debbono essere piuttosto elevate (da 1 a 100 kA).
    A parità di calore, l'intensità di corrente può essere scelta, entro certi limiti, in funzione del tempo. Va tuttavia tenuto presente che correnti troppo elevate e tempi troppo brevi provocano riscaldamenti anomali dei pezzi con formazione distribuzioni non uniformi delle temperature, fusioni eccessive e rapido deterioramento degli elettrodi.
    D'altra parte, se le correnti sono deboli e i tempi eccessivamente lunghi, il processo non è sufficientemente adiabatico e diventa difficile raggiungere le temperature richieste. Infatti non tutto il calore prodotto per l'effetto Joule è utilizzato per la formazione del giunto, ma una frazione notevole viene dissipata per conduzione nel metallo base e negli elettrodi che sono generalmente raffreddati per circolazione di acqua.
    La dissipazione è tanto più elevata quanto maggiore è il tempo di applicazione della corrente per cui a parità di Q, la legge di proporzionalità inversa tra il valore quadratico medio della corrente e t, come risulta dalla (10) per una resistenza costante deve essere opportunamente corretta.
    In una macchina per saldare a resistenza il generatore è costituito essenzialmente da un trasformatore il cui avvolgimento secondario forma con gli elettrodi e i pezzi da saldare un unico circuito, con resistenze che variano da punto a punto.
    L'intensità di corrente, determinata dalla resistenza totale, è costante lungo il circuito, quindi il calore sviluppato in ogni punto è proporzionale alla resistenza elettrica locale.
    Trattandosi comunque di un procedimento veloce, anche la distribuzione delle temperature segue quella delle resistenze.
    In figura 33 si riporta l'andamento tipico delle temperature negli elettrodi e nei pezzi durante la saldatura. Si individuano tre picchi in corrispondenza delle zone di contatto, di cui quello più elevato si verifica nell'interfaccia tra i pezzi, ove la resistenza elettrica di contatto raggiunge il valore più alto.





    immagini saldatura





    Fig. 33 Distribuzione delle temperature

    Gli altri due picchi si hanno nelle interfacce con gli elettrodi, ove la resistenza è ancora alta, ma inferiore a quella tra i pezzi, per la più alta conducibilità degli elettrodi e la migliore condizione di contatto che si verifica grazie alla minore durezza degli stessi. Inoltre in questi punti la temperatura può essere più bassa se viene effettuato il raffreddamento degli elettrodi, le resistenze di contatto sono influenzate dalla forza di compressione, risultando all'incirca inversamente proporzionale ad essa. Anche la rugosità e lo stato delle superfici giocano un ruolo importante. Infine hanno influenza il materiale di cui sono costituiti gli elettrodi e la dimensione della loro sezione di estremità.
    Ai fini della generazione e dissipazione del calore, i materiali degli elettrodi debbono essere ottimi conduttori elettrici e termici. Tuttavia questa esigenza contrasta con l'opportunità di avere buona resistenza meccanica e durezza superficiale per limitare fenomeni di ricalcamento e usura. Allo scopo si usa rame elettrolitico o leghe di rame al cromo o al cadmio o al berillio, che contemperano le diverse esigenze. Il raffreddamento per circolazione interna di acqua migliora la durata degli elettrodi e ne abbassa la resistenza elettrica.
    In quanto alla sezione di contatto, questa determina la grandezza della goccia di saldatura. Di norma spessori dei pezzi più grandi richiedono sezioni di elettrodi maggiori.
    A parità di forza applicata la resistenza di contatto è praticamente indipendente dalla sezione di contatto.



    5.3 Ciclo di saldatura
    La riuscita di una saldatura a resistenza richiede che l’applicazione della forza e quella della corrente seguano un opportuno ciclo, schematizzato nella sua concezione di base in figura 34. Durante una prima fase si ha l'accostamento degli elettrodi e la applicazione della forza di compressione.
    immagini saldatura


    Fig. 34 Ciclo di saldatura a resistanza
    Poi si ha la fase di saldatura vera e propria con l'applicazione della corrente. La densità della corrente j e la sua durata t, valutata in numero di periodi della tensione, debbono essere determinate in funzione degli spessori da saldare. Formule di tipo empirico, proposte per gli acciai dolci sono:

    j = (180 + 500 e-s ) A/mm2
    (11)
    t = 10×s periodi

    ove s è lo spessore della lamiera in millimetri.
    I valori delle densità di corrente debbono aumentare al crescere della conducibilità elettrica e termica dei metalli da saldare.
    E' così impossibile effettuare saldature a resistenza tra pezzi di rame poiché la loro resistenza di contatto tende ad essere confrontabile con la resistenza totale del circuito.
    Terminato il passaggio della corrente, la forza viene mantenuta ancora per un tempo sufficiente a consentire il consolidamento e raffreddamento del giunto.
    Spesso il ciclo viene modificato per migliorare le caratteristiche, meccaniche della saldatura aggiungendo fasi di precompressione e di preriscaldo e fasi di tempra e rinvenimento.
    L'entità della pressione, oltre ad influenzare i valori delle resistenze di contatto, determina la forma della goccia e quindi del punto di saldatura.
    Se la pressione è troppo alta, inoltre, può verificarsi la penetrazione parziale degli elettrodi nei pezzi, se è troppo bassa non riesce a contrastare la pressione che si genera nella goccia fusa che cosi può spandersi tra le superfici affacciate.



    5.4 Saldatura a punti
    Questo tipo di saldatura, che è il più diffuso tra i procedimenti a resistenza, è largamente usato per l'unione di lamiere di acciaio aventi spessori fino a tre millimetri circa.
    Il suo impiego consente di sostituire collegamenti meccanici puntuali, quali rivetti o viti, quando non sia richiesta la smontabilità dell'assemblaggio. Ciò rende il procedimento valido per realizzare scocche di autoveicoli, armadi metallici, e altri prodotti simili.
    I maggiori vantaggi della saldatura a punti consistono in:
    1) una grande economicità del procedimento;
    2) una buona adattabilità a processi automatici o semiautomatici, poiché la sua velocità di esecuzione è maggiore di quella della saldatura ad arco o della brasatura e richiede minore cura nell'esecuzione.
    Per contro esistono le seguenti limitazioni:
    1) grande difficoltà di disassemblaggio dei pezzi saldati, in confronto alle unioni a freddo;
    2) maggiore costo delle apparecchiatura, rispetto a quelle per la saldatura ad arco;
    3) bassa resistenza a trazione ed a fatica a causa dell'effetto d'intaglio presente ai bordi della saldatura, tra le due lamiere;
    4) limitato sfruttamento della resistenza meccanica delle lamiere, poiché i punti non interessano tutta la lunghezza del giunto, ma solo un numero discreto di piccole porzioni; inoltre le forze applicate risultano eccentriche a causa della sovrapposizione delle lamiere.
    5) assenza di ermeticità del giunto.



    5.5 Saldatura a rulli
    Questo tipo di saldatura deriva da quella a punti, ma consente di avere una unione continua e si rende principalmente utile per lamiere di serbatoi. Generalmente gli elettrodi sono costituiti da due rulli contrapposti che ruotano (fig. 35), mentre le lamiere vengono fatte avanzare.
    immagini saldatura





    Fig. 35 Schema di saldatura a rulli

    Per saldature longitudinali di tubi, gli elettrodi possono essere costituiti da un mandrino fisso e da un rullo rotante. I rulli possono essere sagomati circonferenzialmente in vari modi secondo le esigenze del giunto. I diametri e gli spessori sono largamente variabili.
    Il procedimento a rulli presenta pressappoco gli stessi vantaggi ed inconvenienti della saldatura a punti. Un vantaggio aggiuntivo è quello di poter produrre un cordone continuo e pertanto distribuire meglio le tensioni. Ciò migliora la resistenza a trazione del giunto.

    Applicando la corrente con intermittenza si possono avere saldature a punti agli intervalli desidera ti.
    Nella saldatura continua la velocità di traslazione degli elettrodi determina il tempo di compressione e di riscaldamento.



    5.6 Saldatura a rilievi
    Questo procedimento è usato oltre che per saldare lamiere, anche per unire un elemento stampato, forgiato, o lavorato alle macchine utensili, con un altro pezzo.
    Sulla superficie di uno dei pezzi vengono ricavati uno o più risalti che in fase di saldatura determinano la posizione e la dimensione dei punti.
    Al passaggio della corrente, la zona in rilievo ove il contatto è molto concentrato, si scalda e si plasticizza rapidamente, per cui sotto l'azione della forza si spiana, mentre si forma la goccia di saldatura.
    Questo sistema consente di realizzare l'unione simultanea in più punti delle parti da unire. Esso viene impiegato generalmente per spessori variabili tra 0,5 e 3 mm circa e per unire piccoli pezzi tra loro o ad elementi di maggior dimensione. La convenienza economica di questo procedimento deve essere valutata caso per caso, tenendo presente che i suoi principali vantaggi sono i seguenti:
    1) la possibilità di realizzare contemporaneamente vari punti di saldatura con un'unica operazione; il numero di questi punti dipende dalla possibilità di applicare su ognuno di essi la giusta forza e di disporre della sufficiente potenza elettrica;
    2) il rapporto tra gli spessori delle parti da unire può variare tra 1/6 ed 1, grazie alla flessibilità delle dimensioni e del posizionamento dei rilievi;
    3) la saldatura può essere posizionata con maggiore accuratezza e i punti possono essere più piccoli, grazie all'uniformità della distribuzione ed alla costanza della loro forma e dimensione;
    4) i segni sulle superfici che restano in vista possono essere minimizzati ricavando i rilievi sull'altra parte da unire;
    5) gli elettrodi sono di dimensioni maggiori rispetto a quelli della saldatura a punti e pertanto essi sono soggetti ad una minore usura;

    hanno meno influenza le inclusioni di materiali grassi e sporcizia sulle parti da unire, poiché il rilievo, per sua forma, tende a restarne esente.

    Le più importanti limitazioni della saldatura per rilievi sono invece le seguenti:
    1) la formazione dei rilievi richiede una operazione aggiuntiva sui pezzi da unire;
    2) con molti punti di saldatura simultanei è necessario un attento controllo della altezza dei rilievi, del posizionamento e della forza degli elettrodi, al fine di avere un'intensità di corrente costante nei vari punti;
    3) lo spessore delle lamiere metalliche da unire è limitato a valori che consentano la formazione dei rilievi e per i quali possano essere impiegate apparecchiatura convenienti.



    6. BRASATURE
    I procedimenti di brasatura si differenziano da quelli di saldatura propriamente detta, in quanto l'unione si realizza mediante infiltrazione capillare di un metallo d’apporto fuso nel metallo base, senza che quest'ultimo raggiunga la temperatura di fusione.
    Le brasature richiedono quindi sempre la presenza di un metallo d’apporto (lega brasante) che deve essere di natura diversa da quella del metallo base: si tratta pertanto di saldature eterogenee, in cui il giunto presenta una netta variazione nella composizione chimica.
    Per la riuscita della saldatura è necessario che la lega brasante abbia allo stato fuso una bassa tensione superficiale, in modo da bagnare le superfici del metallo base e distribuirsi nel giunto per attrazione capillare.
    Il legame che si ottiene nella brasatura tra il metallo base e quello d'apporto va oltre la semplice adesione, perché si realizza un vero e proprio legame metallico, dovuto alla formazione di soluzioni solide. Infatti il metallo d'apporto allo stato fuso esercita un'azione di solvente sul metallo base che migra nel primo formando uno strato di composto intermetallico.
    Le brasature si effettuano portando a fusione il metallo d'apporto o direttamente o mediante riscaldamento del pezzi da unire. E' sempre indispensabile un’accurata pulizia dei lembi e l'impiego di sostanze disossidanti.
    Convenzionalmente si distinguono due tipi di brasatura: quelle dolci eseguite con metalli d'apporto aventi temperature di fusione inferiori a 450 °C e quelle forti che si avvolgono di metalli d'apporto con temperature di fusione superiori a 450 °C, ma comunque inferiori alla temperatura di fusione del metallo base.
    Esiste poi un procedimento, detto saldo-brasatura, che differisce dal precedente in quanto il metallo d'apporto viene depositato in un cianfrino, simile a quello che si prepara per le saldature per fusione, con formazione di un cordone. Anche in questo caso il metallo d'apporto deve bagnare le superfici del metallo base, ma non si sfruttano le proprietà di diffusione capillare.
    La saldobrasatura è stata sviluppata inizialmente per la riparazione di pezzi di ghisa, in quanto questo metallo non è facilmente saldabile per fusione a causa del pericolo di cricche e per la formazione di cementite fragile.



    6.1 Brasature dolci
    La resistenza meccanica che si consegue nei giunti ottenuti con brasature dolci è piuttosto limitata e quindi il loro impiego è riservato a unioni che non debbano vincere sollecitazioni meccaniche notevoli.
    Un particolare e importante uso delle brasature dolci si ha in campo elettrico, per i collegamenti di fili e di componenti.
    Le più comuni leghe impiegate come metallo d'apporto nelle brasature dolci sono quelle binarie di stagno e piombo, con temperature di fusione variabili a seconda della composizione. L'eutettico (Sn = 63% e Pb = 37%) fonde a 183 °C, mentre le altre composizioni hanno intervalli di fusione che sono compresi tra le linee del solidus e del liquidus del diagramma di stato. Le composizioni di uso più comuni sono quelle con stagno dal 30 al 40%. Mentre si usa la lega eutettica per le applicazioni in cui la temperatura non deve essere troppo alta, come in alcuni componenti elettronici.
    Oltre alle leghe binarie di stagno-piombo, si usano leghe ternarie Sn-Pb-Sb e Sn-Pb-Ag che presentano migliori caratteristiche meccaniche. Esistono poi altri tipi di leghe che vengono scelte per soddisfare a particolari requisiti.
    Come disossidanti si impiegano acidi o sali inorganici, acidi organici e resine.
    Gli acidi di sali inorganici sono fortemente decappanti, ma hanno il difetto di lasciare residui corrosivi sul pezzo. Gli acidi organici sono meno attivi, ma hanno il vantaggio di diventare neutri dopo riscaldamento.
    Le resine naturali hanno buone proprietà detergenti e contengono acido abietinico che diventa attivo alle temperature di brasatura.
    Le brasature deboli si effettuano generalmente usando come utensile il saldatore elettrico per portare a fusione il metallo d'apporto.
    Esistono però anche sistemi automatici, particolarmente utili nella saldatura dei componenti sui circuiti stampati.
    Tra questi metodi citiamo la saldatura ad onda (fig. 36) e quella a cascata.

    immagini saldatura







    Fig. 36 Schema di saldatura ad onda



    6.2 Brasature forti
    I metalli d'apporto che si impiegano nelle brasature forti conferiscono al giunto resistenza meccanica piuttosto elevata. Richiedono sorgenti termiche più intense ed energiche azioni disossidanti.
    Quasi tutti i metalli possono essere brasati, purché si adottino gli opportuni accorgimenti (forma del giunto, modalità di riscaldamento, metallo d’apporto, tipo di protezione).
    I metalli d'apporto oltre alla compatibilità con il metallo base e alle caratteristiche di fluidità e di bagnabilità alla temperatura di brasatura , debbono possedere caratteristiche idonee alle condizioni di funzionamento del pezzo.
    E' anche importante l'intervallo di fusione della lega brasante, cioè l'intervallo tra la temperatura del solidus e la temperatura del liquidus: quanto più alto è questo intervallo, tanto maggiore è il rischio di segregazione tra i componenti della lega.
    Per cui se l'intervallo è piccolo, in pratica inferiore ai 30 °C, le modalità di riscaldamento non sono critiche e la lega può anche essere preinserita nel giunto sotto forma di fili, rondelle, pasta o polvere. Se l'intervallo è superiore ai 30 °C, occorre inserire la lega dopo che il metallo base ha raggiunto la temperatura di brasatura.
    Le leghe brasanti più comuni sono quelle a base di:

    alluminio-silicio
    magnesio
    rame-zinco e rame-fosforo
    argento.

    In particolare, le leghe Cu-Zn sono usate per brasare acciai e ghise; quelle Cu-P per unire rame e sue leghe, senza bisogno di usare disossidanti, in quanto questa azione è espletata dal fosforo.
    Le leghe di argento (Ag-Cu-Zn-Cd) sono adatte per tutti i metalli ad esclusione dell'alluminio e del magnesio; presentano resistenza meccanica molto elevata e piccoli intervalli di fusione.
    la protezione della brasatura forte mediante i disossidanti, deve essere molto efficace. Per ogni tipo di metallo base e lega brasante deve essere usato il disossidante più adatto, che avrà Particolari requisiti di fluidità alle temperature di brasatura.
    I componenti dei disossidanti sono in generale cloruri, fluoruri, acido borico e agenti tensioattivi, miscelati in dosi appropriate.
    A volte le brasature vengono effettuate in atmosfere controllate o sottovuoto. Il metodo di riscaldamento tipico delle brasature forti è il cannello ossiacetilenico, in alternativa si usano forni a riscaldamento ad induzione mediante applicazione di correnti ad alta frequenza. Ai fini della resistenza meccanica della brasatura, particolare cura deve essere dedicata alla progettazione del giunti ove il metallo d'apporto deve penetrare per capillarità, occorre prevedere giunti che siano molto piccoli ed uniformi; in molti casi è utile avere accoppiamenti con leggera interferenza.
    In conclusione, si vuole fare un cenno al problema della terminologia che nella lingua italiana può presentare qualche confusione, per cui, ad esempio, le brasature dolci allo stagno vengono comunemente chiamate saldature e l'utensile relativo, saldatore, mentre le saldature ad arco a volte si chiamano brasature. Non così avviene nella lingua inglese, ove si usano tre termini distinti per indicare rispettivamente la saldatura (welding), la brasatura forte (brazing) e la brasatura dolce (soldering).



    Fonte: www.dip.unige.it/Saldatura.doc
    Autore: P. Lonardo


    Generalità sulle saldature



    La saldatura è la tecnica di giunzione con la quale si realizza la continuità del materiale metallico tra i due pezzi da unire. Il risultato dell’operazione è il cosiddetto giunto saldato, chiamato, più semplicemente, saldatura. La continuità tra il materiale metallico costituente i due pezzi da unire può essere ottenuta essenzialmente in due modi: portando a fusione i due lembi del giunto (fusion weldings) oppure per mutua diffusione fra i due materiali allo stato solido (solid state weldings). Le modalità di comportamento dei materiali nelle loro operazioni di saldatura vengono definite dalla loro saldabilità, che ne esprime l’attitudine ad essere saldati. Questa caratteristica è molto complessa, in quanto implica diversi aspetti del materiale. Possiamo distinguere la saldabilità operativa, che riguarda la possibilità puramente pratica di realizzare la saldatura tra due pezzi; la saldabilità locale, che si riferisce all’entità delle modificazioni a livello microstrutturale provocate nel materiale dalla saldatura e la saldabilità globale, che valuta se le proprietà meccaniche del giunto sono adeguate o meno al tipo di struttura di cui la saldatura deve entrare a far parte.
    Le saldature possono avvenire sia utilizzando i soli materiali da unire, sia apportando un terzo materiale che ha la funzione di legante. Quest’ultimo materiale si dice materiale d’apporto; quando parte dei due lembi fonde con esso, la saldatura si dice autogena.
    L’esecuzione di una saldatura autogena per fusione comporta l’impiego di una sorgente termica potente e concentrata che porta a fusione l’eventuale materiale d’apporto e una parte del materiale dei lembi da unire (materiale base). Il calore che viene fornito dalla sorgente termica si disperde nel materiale base, con una velocità che dipende dalle sue caratteristiche fisiche e dalla caratterizzazione geometrica del giunto da realizzare. In ogni punto della massa metallica adiacente alla saldatura si realizza quindi un ciclo termico di riscaldamento e di successivo raffreddamento, caratterizzato da una temperatura massima decrescente all’aumentare della distanza dall’asse del giunto.


    Un parametro di estrema importanza è l’apporto termico specifico Q (kJ/mm)



    immagini saldatura atig mig arco filo

    Esso determina la quantità di calore che si apporta per unità di lunghezza del giunto, supponendo nulle le perdite nel trasferimento di calore. E’ legata all’intensità della corrente, al voltaggio e alla velocità di avanzamento. Nel processo di automazione è quindi possibile impostare la corrente (viene automaticamente determinato il voltaggio) e la velocità di avanzamento. I valori di Q vanno da un minimo di 0.5 ad un massimo di 6 o 7 kJ/mm.
    La giunzione comporta una discontinuità del pezzo saldato che è strettamente legata alla quantità di calore apportata. Possiamo allora operare un’ulteriore distinzione nell’ambito delle tecniche di saldatura: i processi ad elevata densità di energia (tipo LBW) e ad elevato apporto energetico (saldature ad arco). Nel primo caso avremo una grande quantità di calore apportata in una zona molto limitata, quindi una zona termicamente deformata piccola; nel secondo invece, si apporta una grande quantità di calore ma più diffusa, che provoca il surriscaldamento di una zona più estesa dei due lembi: di conseguenza la zona termicamente deformata sarà più grande.
    Altri parametri che influenzano i cicli termici all’interno dei pezzi da saldare sono lo spessore di questi ultimi e l’eventuale preriscaldo dei lembi (effettuato in alcuni casi proprio per prevenire le elevate velocità di raffreddamento). La severità del ciclo termico diminuisce all’aumentare dell’apporto termico specifico e della temperatura di preriscaldo, mentre aumenta con la densità di potenza della sorgente termica e con lo spessore dei pezzi.


    Difetti di saldatura

    Come si è detto, i giunti saldati hanno la particolare caratteristica di unire permanentemente due parti solide realizzando la continuità del materiale. Qualora detta continuità risulti imperfetta, ci si trova di fronte ad un difetto di saldatura, che andrà esaminato con cura al fine di stabilire la compatibilità con le condizioni di servizio della struttura. I difetti di saldatura sono quindi delle discontinuità; queste possono essere in linea di principio di due tipi:

    Disomogeneità metallurgiche tra la zona fusa e/o la zona termicamente alterata ed il materiale base inalterato, nocive alle caratteristiche meccaniche e ad altre caratteristiche del giunto;
    Disomogeneità metalliche, nocive essenzialmente alle caratteristiche meccaniche, ma in certi casi possono menomare anche altre caratteristiche del giunto.

    I difetti del primo tipo possono essere individuati e valutati con prove meccaniche, di resistenza alla corrosione, esami al microscopio metallografico, ecc.; i difetti del secondo tipo vengono normalmente individuati e valutati con controlli non distruttivi (come l’esame radiografico o quello ultrasonoro).



    immagini saldatura atig mig arco filo Formazione di cricca in zona termicamente
    alterata

    immagini saldatura atig mig arco filoLe cricche sono i difetti più gravi e temibili di un giunto saldato. Possiamo definire una cricca come una discontinuità che si crea per strappo in un materiale metallico originariamente continuo. Viene indicato come un difetto bidimensionale poiché si sviluppa in profondità e larghezza. Se le cricche hanno dimensioni molto ridotte vengono spesso definite microcricche, sebbene tale termine a rigore sia più appropriato per cricche rilevabili esclusivamente attraverso esami effettuati al microscopio metallografico. La pericolosità della cricca sta ovviamente nel fatto che essa è una rottura in atto che può portare al cedimento del giunto. Esse possono essere situate nella zona fusa o in quella termicamente alterata. Le cricche in zona fusa possono essere distinte in cricche a caldo e cricche a freddo (o da idrogeno). Le cricche a caldo sono così denominate poiché si manifestano nel corso della solidificazione del giunto e possono manifestarsi nella saldatura di quasi tutti i materiali metallici, ferrosi e non ferrosi. Le più diffuse sono le cricche di cratere: esse sono situate nel cratere terminale di una passata di saldatura e sono dovute alla concentrazione progressiva delle impurezze nella parte del bagno che solidifica per ultima. Le cricche a freddo, invece, si formano durante il raffreddamento del cordone, quando la temperatura si avvicina o raggiunge quella ambiente. Le cause principali sono: un elevato tenore di idrogeno in zona fusa, un’elevata velocità di raffreddamento o l’elevata entità delle tensioni di ritiro. Le cricche nella zona termicamente alterata (HAZ: heat affected zone) possono essere interne (sotto il cordone) o affioranti a lato del cordone.
    In base alla loro origine si possono suddividere a loro volta in: cricche a freddo, strappi lamellari e cricche a caldo. Per quanto riguarda la cricche a caldo e a freddo valgono le considerazioni fatte per le cricche nella zona fusa.


    Gli strappi lamellari invece sono cricche che si possono verificare nel materiale base quando quest’ultimo è sollecitato perpendicolarmente al piano di laminazione. Esse sono sostanzialmente dovute a tensioni di ritiro più o meno intense, a geometrie sfavorevoli del giunto o allo spessore di laminazione medio-alto del materiale.
    Un altro difetto importante è la mancanza di penetrazione e di fusione.


    Mancanza di penetrazione a ridosso
    immagini saldatura atig mig arco filo
    Inclusioni nel cordone di saldatura
    dei lembi

    Questa discontinuità è provocata dalla mancata fusione di entrambi o di uno dei lembi. Possono trovarsi nella zona della prima passata (al vertice o al cuore della saldatura), oppure in corrispondenza di passate successive. Sono gravi difetti, generalmente inaccettabili. La loro causa principale è da ricercarsi nella cattiva preparazione dei lembi o, nel caso di saldatura non automatizzata, nella scarsa abilità del saldatore.
    Quando tra lembo e zona fusa è interposto uno strato di ossido, invece, si parla di incollature. Un giunto che presenta questo difetto ha povere caratteristiche meccaniche.
    Si parla invece di inclusioni se nel cordone di saldatura sono inglobate sostanze diverse dal materiale base. Esse possono essere solide o gassose. Le inclusioni gassose sono cavità provocate da gas che sono rimasti intrappolati nel bagno; esse possono essere create da sporcizia, grasso, ruggine, vernici presenti sui lembi, umidità presenti nel processo, impiego di procedimenti con elevata velocità di saldatura, scorretto maneggio della torcia o della pinza, ecc. Se le inclusioni gassose sono tondeggianti vengono dette porosità o soffiature, a seconda che il loro diametro sia inferiore o superiore ad 1 mm; se invece presentano forma allungata vengono dette tarli (più pericolosi). Se sporadiche e di piccole dimensioni, le inclusioni gassose non sono molto dannose; lo possono però diventare se le dimensioni sono grandi o se si raggruppano in strutture nidificate. Sono inoltre un facile innesco per attacchi di tipo corrosivo.

    immagini saldatura atig mig arco filoimmagini saldatura atig mig arco filo



    Formazione di porosità in superficiePorosità uniformemente distribuite


    Generalmente, per valutare la pericolosità di un difetto, non basta considerarne la natura: bisogna valutare anche le condizioni in cui il giunto opera (il tipo di sollecitazione a cui è sottoposto, il tipo, l’importanza e le condizioni di servizio della struttura di cui fa parte, le caratteristiche del materiale base, ecc.). In genere i difetti, siano essi superficiali o interni, riducono la sezione resistente del giunto, con conseguente aumento del livello di tensione medio. Ciò comporta, nel caso di sollecitazioni statiche, una certa diminuzione della capacità di carico del giunto stesso. Un secondo aspetto dannoso appare se i giunti sono sollecitati a fatica: in questo caso l’effetto di intaglio (aumento di tensione locale) cui dà luogo il difetto limita notevolmente la resistenza del giunto. Considerando infine il caso di costruzioni saldate che lavorano a bassa temperatura, si denota un aumento del grado di pluriassialità delle tensioni, con conseguente limitazione dell’entità delle tensioni di taglio e possibilità di innesco e propagazione di rotture fragili. Questo fenomeno avviene soprattutto in strutture che lavorano a basse temperature e nelle quali sono presenti intagli.
    Abbiamo visto come alcuni gravi difetti di saldatura, come cricche, mancanza di penetrazione, grosse scorie, costituiscono temibili intagli. I codici e le norme correntemente utilizzate stabiliscono i criteri di accettabilità dei difetti in base all’esperienza e alla non pericolosità dei difetti stessi ed hanno pertanto carattere arbitrario e convenzionale. Proprio per ottenere una maggiore scientificità nella valutazione della vita a fatica delle strutture da un certo numero di anni si è sviluppata la scienza della meccanica della frattura.
    Normalmente le rotture per fatica hanno origine dalla superficie dei pezzi (quando questi sono sufficientemente omogenei) in corrispondenza di punti singolari, come brusche variazioni di sezione, intagli o difetti superficiali, talvolta a causa di tensioni massime di solo qualche decina di MPa. Nel caso di giunti saldati risulta critica la zona di passaggio del cordone (per i giunti di testa) o dal cordone d’angolo al materiale base (per i giunti a croce e simili). Hanno effetto particolarmente negativo anche le incisioni marginali accentuate ed eventuali corrugamenti superficiali dei cordoni, porosità affioranti, riprese, ecc. Estremamente pericolose sono le mancanze di penetrazione in giunti di testa non ripresi. Sono note anche le rotture di fatica originatesi all’interno dei pezzi: particolare attenzione deve essere posta, durante la lavorazione, per evitare l’insorgere di difetti come cricche, mancanza di penetrazione (nel caso di giunti saldati dai entrambi i lati), scorie, tarli. Un certo pericolo può derivare, come già detto, anche dall’insorgere di porosità o soffiature, specialmente se si presentano addensate in nidi.
    Un’importante conseguenza di quanto appena detto è che si può migliorare la resistenza a fatica di un pezzo (se è omogeneo) curandone l’aspetto superficiale. Nel caso delle saldature si possono ottenere notevoli vantaggi dalla molatura per regolarizzare il cordone o addirittura spianarlo a raso con i lembi. Non bisogna tuttavia dimenticare che il vantaggio ottenuto è illusorio se non si ha la certezza che siano assenti gravi difetti interni. Ciò deve essere accertato mediante opportuni esami, come quello radiografico o quello ultrasonoro.
    Un ultimo accenno per illustrare le tipologie di controlli che possono essere effettuati sui giunti saldati si mostra quindi necessario. Distinguiamo:

    Controlli indiretti o preventivi: controlli effettuati prima della costruzione, in cui si possono individuare, tra l’altro, eventuali difetti del tipo discontinuità metallurgiche (esami sulla documentazione tecnica, prove di qualificazione dei saldatori, di saldabilità del materiale base, di omologazione del materiale d’apporto, di qualificazione dei procedimenti di saldatura);
    Ispezione in corso d’opera: sorveglianza diretta del procedere della saldatura (controlli distruttivi e semi-distruttivi);
    Controlli diretti: controlli effettuati dopo l’esecuzione delle saldature, che consentono di rilevare eventuali difetti del tipo discontinuità metalliche (NDT - esame visivo, con liquidi penetranti, magnetoscopico, radiografico, ultrasonoro, per correnti indotte, per rivelazione di fughe, per emissione acustica).

    Capitolo 2

    Le tecnologie tradizionali

    2a. La saldatura ossiacetilenica

    La saldatura ossiacetilenica, comunemente detta saldatura a gas, è un processo fondato sulla combustione di ossigeno e acetilene. Se questi gas vengono mescolati nelle giuste proporzioni, si produce una fiamma alla temperatura di circa 3.200 °C. Variando la composizione della miscela si può cambiare l’azione chimica della fiamma ossiacetilenica.
    La fiamma viene comunemente distinta in tre categorie: neutral, oxidising e carburising.

    immagini saldatura immagini saldatura immagini saldatura
    Fiamma neutral Fiamma oxidising Fiamma carburising

    Il processo di saldatura viene portato a compimento con l’uso della fiamma neutral, che è composta da ossigeno e acetilene in uguali percentuali. Aumentando invece la quantità di ossigeno o acetilene si ottengono rispettivamente la fiamma oxidising o carburising. Poiché l’acciaio fonde a 1500°C, l’unica miscela capace di scaldare a sufficienza questo metallo è quella di ossigeno e acetilene. Altri gas, come il propano o l’idrogeno, possono invece essere usati per saldare altri metalli non ferrosi con una temperatura di fusione più bassa o per le brasature.


    L’attrezzatura necessaria per la saldatura ossiacetilenica è facilmente trasportabile e facile da usare. Essa comprende i serbatoi in cui sono immagazzinati l’ossigeno e l’acetilene, muniti di un regolatore, e i tubi flessibili al cui termine troviamo il cannello. Lungo questi tubi sono poste delle flame traps, dispositivi atti ad evitare che un eventuale ritorno di fiamma raggiunga il serbatoio.


    Variando la composizione della miscela possiamo regolare l’intensità della fiamma secondo gli utilizzi richiesti. Una fiamma troppo violenta potrebbe infatti causare una vaporizzazione del materiale base, mentre una troppo dolce potrebbe rivelarsi instabile sulla superficie del metallo. La fiamma può essere controllata anche mediante un dispositivo situato sul cannello. Nel processo di fusione può essere impiegato anche un materiale d’apporto.


    Le tecniche principali sono tre: leftward, rightward e all-positional rightward. Il primo tipo è usato per spessori molto sottili (fino a 5 mm) e viene preferito per le giunzioni circolari. Il secondo tipo invece è usato per piastre con spessori di circa 5 mm e per saldature orizzontali o verticali. La tecnica all-positional rightward è stata messa a punto per la saldatura di piastre in acciaio e per le tubazioni, dove è necessaria una saldatura di posizione. Queste ultime due tecniche permettono di ottenere un livello di penetrazione uniforme, con un migliore controllo della zona fusa e del metallo da saldare, poiché il saldatore ha una maggiore libertà di movimento e quindi una migliore visione del processo. Esse però richiedono una notevole abilità del saldatore, per cui sono meno usate della più tipica saldatura leftward.


    2b. La saldatura MIG/MAG


    immagini saldaturaLa Metal Inert Gas Welding (saldatura MIG) è stata per la prima volta brevettata negli Stati Uniti nel 1949 per la saldatura dell’alluminio. L’arco e la zona fusa vennero create utilizzando un filo scoperto come elettrodo protetto da elio, già disponibile all’epoca. Dal 1952 circa il processo divenne molto popolare in Gran Bretagna per saldare l’alluminio con l’uso di argo come gas di protezione e per saldare gli acciai al carbonio usando come gas l’anidride carbonica. Le tecniche in cui si usano l’anidride
    Processo MIG

    carbonica o le sue miscele con l’argo come gas di protezione sono note invece col nome di Metal Active Gas Weldings (saldature MAG).
    Nella saldatura MIG il calore necessario per la fusione è generato dalla formazione di un arco elettrico tra un elettrodo metallico e il pezzo. L’elettrodo fonde e forma il cordone di saldatura. La caratteristica principale di questa tipologia di saldatura è che l’elettrodo è costituito da un filo continuo (alimentato da una bobina), cioè è consumabile. Data la continua alimentazione dell’elettrodo, il processo viene spesso definito saldatura semi-automatica. E’ inoltre necessario fornire un gas di protezione.
    Il modo con cui il metallo si trasferisce dall’elettrodo alla zona fusa determina in gran parte le caratteristiche finali della saldatura. Fondamentalmente esistono tre metodi: lo short-circuiting, il droplet (o spray) e il pulsed metal transfer. Lo short-circuiting e il pulsed metal transfer sono usati per operazioni che si svolgono con basse correnti, mentre lo spray metal transfer è usato unicamente con elevate correnti di saldatura. Nello short-circuiting (o dip transfer) il metallo fuso che si deposita sulla punta del filo viene trasferito immergendo direttamente il filo stesso nella zona fusa. Ciò è possibile se le correnti hanno un basso voltaggio: per un filo di 1.2 mm di diametro, ad esempio, il voltaggio dell’arco può variare da circa 17 V (100 A) fino a 22 V (200 A). Per minimizzare gli schizzi è molto importante impostare correttamente il voltaggio e l’induttanza in base alla velocità di alimentazione del filo. L’induttanza serve ad evitare i picchi di corrente che si hanno quando il filo viene immerso nella zona fusa. Per quanto riguarda il droplet (o spray) transfer, è necessario un voltaggio più elevato per assicurarsi che il filo non faccia corto-circuito con la zona fusa. Valori tipici per questa modalità sono per il voltaggio dell’arco approssimativamente da 27 V (250 A) a 35 V (400 A) utilizzando un filo di 1.2 mm di diametro. Il metallo fuso sulla punta del filo si trasferisce alla zona fusa: tuttavia c’è un valore minimo di soglia al di sotto del quale le goccioline non riescono ad attraversare l’arco. Se infatti si applicano correnti troppo basse, le forze dell’arco saranno troppo deboli per prevenire la formazione di un gran numero di goccioline sulla punta del filo, le quali si distribuiranno all’interno dell’arco in maniera errata seguendo la forza di gravità. La pulsed mode infine è stata sviluppata al fine di stabilizzare l’arco quando esso si forma con bassi livelli di corrente (al di sotto della soglia, cioè), per evitare il corto circuito e gli schizzi. Il trasferimento è ottenuto applicando degli impulsi di corrente, ognuno dei quali ha una forza sufficiente per far staccare una gocciolina di metallo fuso. La cosiddetta synergic pulsed MIG può essere controllata da un tipo speciale di regolatore, che permette di impostare sia il funzionamento del generatore (pulse parameters) in base al diametro del filo e alla sua composizione, che la frequenza di pulsazione in base alla velocità di alimentazione dell’elettrodo.


    Per quanto riguarda il gas di protezione, esso non solo ha la funzione di proteggere l’arco e la zona fusa dall’ambiente esterno, ma ha anche una serie di funzioni molto importanti: partecipa alla formazione del plasma, stabilizza l’arco sulla superficie del materiale e assicura un perfetto trasferimento delle goccioline fuse dal filo alla zona fusa. Di conseguenza, la scelta del gas di protezione influenza, seppur indirettamente, il livello di penetrazione della saldatura nel materiale. Come è stato già detto, generalmente i gas che si usano a questo scopo per le saldature MIG sono miscele di argo, ossigeno e anidride carbonica. Alcune miscele speciali possono anche contenere elio. Per gli acciai si usano soprattutto CO2 puro, argon + 2 ¸ 5% di ossigeno e argo + 5 ¸ 25% CO2, mentre per i metalli non ferrosi si usano argo o miscele di argo ed elio. I gas a base di argo, paragonati all’anidride carbonica, rispondono meglio ai parametri impostati e danno luogo ad un minor numero di schizzi nella dip transfer mode. Tuttavia, date le temperature più basse a cui si trovano codesti gas, si genera anche un maggiore rischio di mancanze di fusione.
    Attualmente, la saldatura MIG è largamente impiegata ed è il metodo con cui sono effettuate più del 50% delle saldature industriali. I principali vantaggi consistono nella flessibilità e nella facilità di meccanizzazione del processo; è adatta per i materiali che producono schizzi, ma è necessaria un notevole grado di abilità del saldatore.


    2c. La saldatura TIG


    La Tungsten Inert Gas Welding (saldatura TIG) divenne un successo immediato negli anni ’40 per la giunzione di magnesio e alluminio. Essa ha avuto un ruolo molto importante nell’impiego dell’alluminio per le saldature di alta qualità e per le sue applicazioni strutturali.
    immagini saldaturaNella saldatura TIG l’arco si forma tra un elettrodo di tungsteno e i componenti in un’atmosfera inerte (argo

    Processo TIG

    o elio). L’arco, piccolo ma intenso, creato dall’elettrodo, è ideale per saldature di precisione. Poiché l’elettrodo non è consumabile, il saldatore non deve bilanciare l’apporto di calore dell’arco poiché il metallo è depositato dall’elettrodo. Se è richiesto un materiale d’apporto, deve essere aggiunto separatamente alla zona fusa.
    Il generatore deve fornire corrente costante, sia alternata che continua. Un generatore di corrente costante è essenziale per evitare che si raggiungano correnti troppo elevate quando l’elettrodo è cortocircuitato sulla superficie del pezzo. Ciò può accadere durante l’avviamento dell’arco o inavvertitamente durante la saldatura. Come per la saldatura MIG, se si usa un generatore flat (a basso voltaggio), il contatto tra l’elettrodo e la superficie del pezzo va assolutamente evitato, per non incorrere nella fusione dell’elettrodo stesso o il danneggiamento della sua punta. In corrente continua, poiché il calore dell’arco è distribuito approssimativamente 1/3 al catodo e 2/3 all’anodo, l’elettrodo ha sempre polarità negativa per prevenire il surriscaldamento e la fusione. Tuttavia un elettrodo con polarità positiva, quando il catodo è sul pezzo, ha il vantaggio di ripulire la superficie da eventuali contaminazioni di ossido. Per questa ragione la corrente alternata si usa quando i materiali da saldare hanno uno strato superficiale tenace di ossido, come per l’alluminio.


    L’arco può essere avviato graffiando la superficie, formando un cortocircuito. Solamente quando il cortocircuito viene interrotto, la corrente principale di saldatura inizia a scorrere. Tuttavia c’è il rischio che l’elettrodo possa conficcarsi nella superficie, causando delle inclusioni di tungsteno nella saldatura. Il modo più comune di avviare l’arco per la saldatura TIG è l’uso dell’alta frequenza (HF): questa tecnica consiste nella creazione di scintille ad alto voltaggio (diverse migliaia di Volts), la cui durata è di pochi microsecondi. Queste scintille ionizzano il gap tra l’elettrodo e il pezzo. Una volta che la nube di elettroni/ioni si è formata, la corrente può fluire liberamente dal generatore. Questo tipo di avviamento comporta tuttavia delle elevate emissioni elettromagnetiche dovute all’alta frequenza; bisogna quindi equipaggiare in maniera appropriata il saldatore e fare attenzione alle interferenze che si possono generare con gli altri sistemi di controllo e strumentazioni.


    Gli elettrodi per le saldature in corrente continua sono normalmente in tungsteno puro con una componente di torio (dall’1 al 4%), per facilitare l’avviamento dell’arco o di zirconio, per rallentare l’erosione dell’elettrodo. E’ importante scegliere il diametro e l’angolo di punta corretti per il livello di corrente richiesto. La regola generale ci suggerisce di usare diametri e angoli di punta tanto più piccoli quanto più è bassa la corrente. La punta dell’elettrodo, infatti, durante l’esercizio, subisce delle deformazioni, tendendo a diventare sferica (balling).
    Il gas di protezione deve essere selezionato in base al materiale da saldare. Possiamo tuttavia individuare alcune linee guida per la scelta.


    L’argo è il gas di protezione usato più comunemente poiché è adatto alla saldatura di una vasta gamma di materiali, tra i quali gli acciai, gli acciai inossidabili, l’alluminio ed il titanio; l’aggiunta dell’idrogeno all’argo (miscela Argo + 2 ¸ 5% H2) consente invece di ottenere saldature più pulite, senza ossidazioni superficiali. Infine l’elio o le miscele argo/elio aumentano la temperatura dell’arco, in modo da raggiungere velocità di saldatura più elevate ed un livello di penetrazione più profondo, ma trovano un grande svantaggio nell’elevato costo del gas e nell’aumento della difficoltà di avviamento dell’arco.
    La saldatura TIG è utilizzata in tutti i settori dell’industria, ma è adatta in modo speciale alle saldature di alta precisione. Poiché la quantità di depositi può essere abbastanza bassa (qualora si utilizzi separatamente una barra di materiale d’apporto), per la saldatura di componenti più spesse risulta maggiormente indicata la saldatura MIG. La saldatura TIG è anche ampiamente applicata in sistemi automatizzati. Poiché il saldatore non ha molto controllo sull’arco e sul comportamento della zona fusa, bisogna però prestare molta attenzione alla preparazione delle superfici da saldare, al posizionamento dei lembi e all’impostazione dei parametri di saldatura.
    La saldatura TIG è stata usata in diverse applicazioni in ambito aerospaziale: si ricordano soprattutto gli ugelli dei lanciatori dell’Ariane e diverse componenti di motori per aerei commerciali e militari.


    2d. La saldatura ad arco sommerso



    Il primo brevetto per la saldatura ad arco sommerso è stato preso in Russia nel 1935, ed uno dei suoi primi utilizzi fu sui carri armati T34 durante la Seconda Guerra Mondiale.
    immagini saldaturaCome nella saldatura MIG, anche in questo caso il processo avviene con la creazione di un arco attraverso un elettrodo continuo e il pezzo. Durante la saldatura si usa

    Saldatura ad arco sommerso

    un flux per generare gas protettivi e scorie e per aggiungere elementi leganti nella saldatura. Non è perciò richiesto l’impiego di un gas di protezione. Prima del passaggio dell’arco, la superficie di saldatura viene completamente ricoperta dal flux; il flux in eccesso viene poi riciclato attraverso una tramoggia (hopper). Le scorie rimaste vengono invece rimosse facilmente alla fine del processo. Poiché l’arco viene completamente sommerso dal flux, la quantità di calore dispersa è pressoché nulla. Questo produce un’efficienza termica del 60% (mentre per la saldatura ad arco manuale è di circa il 25%). Non si generano schizzi né vapori.
    Il processo può essere completamente automatizzato o anche semi-automatizzato. I parametri di saldatura sono: corrente, voltaggio dell’arco e velocità di avanzamento. Tutti influiscono sulla forma del cordone, sul livello di penetrazione della saldatura e sulla composizione chimica del metallo saldato. Bisogna porre particolare attenzione all’impostazione dei parametri di saldatura, perché il saldatore non ha modo di vedere la zona fusa. Sono state inoltre sviluppate diverse varianti in base alla forma e al materiale dei componenti da unire.
    La saldatura ad arco sommerso può utilizzare un filo solo sia in corrente continua che in corrente alternata, ma ci sono delle varianti (impiego di 2 o 3 fili, aggiunta di polvere metallica, ad esempio), create per aumentare la velocità di avanzamento o la quantità di metallo depositata.
    I flux usati sono in genere composti da minerali allo stato granulare che possono essere fusi, che contengono ossido di manganese, silicio, titanio, alluminio, calcio, zirconio, magnesio e altri componenti secondari (come il fluoruro di calcio). Generalmente, la loro composizione viene scelta in base all’elettrodo utilizzato, per massimizzare le caratteristiche meccaniche finali (il flux infatti reagisce chimicamente con la zona fusa aumentandone le suddette caratteristiche). Si definiscono attivi i flux che apportano manganese e silicio alla saldatura; la quantità che se ne riesce a depositare è legata al voltaggio dell’arco e al livello della corrente di saldatura. I principali tipi di flux sono: i bonded fluxes (le cui componenti sono essiccate e mescolate ad una bassa temperatura - un tipico esempio sono i silicati di sodio) e i fused fluxes (i componenti sono fusi insieme in una fornace, per ottenere un materiale omogeneo, e successivamente polverizzati in grani della dimensione voluta – permettono di ottenere un arco più stabile).

    Edited by mara2054 - 13/12/2012, 00:39
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